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Anvgd Comitato Trieste

, Triest, Italy
Cultural Center

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Amministratori: Renzo Codarin e Federica Cocolo. Le notizie qui riportate rispettano la nuova legge sul diritto d’autore, la n. 2 del 2008 e l’art. 2.

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"La Giornata del Ricordo 2018 al Senato" Si ringrazia il sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna per invio del video integrale. Presenti anche il Presidente dell'Anvgd Nazionale cav. Renzo Codarin presidente del "comitato onoranze Nazario Sauro " Fulvio Sluga, il direttore generale dell'Utp Fabrizio Somma e il presidente delle comunità Istriane David de Paoli .... La storia continua ad essere tramandata ....

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🌟 "BUON NATALE 2017"☄☄ Venuto da molto lontano a convertire bestie e gente non si può dire non sia servito a niente perché prese la terra per mano vestito di sabbia e di bianco alcuni lo dissero santo per altri ebbe meno virtù si faceva chiamare Gesù. Non intendo cantare la gloria né invocare la grazia e il perdono di chi penso non fu altri che un uomo come Dio passato alla storia ma inumano è pur sempre l'amore di chi rantola senza rancore perdonando con l'ultima voce chi lo uccide fra le braccia di una croce. E per quelli che l'ebbero odiato nel getzemani pianse l'addio come per chi l'adorò come Dio che gli disse sia sempre lodato, per chi gli portò in dono alla fine una lacrima o una treccia di spine, accettando ad estremo saluto la preghiera l'insulto e lo sputo. E morì come tutti si muore come tutti cambiando colore non si può dire che sia servito a molto perché il male dalla terra non fu tolto Ebbe forse un po' troppe virtù, ebbe un nome ed un volto: Gesù. Di Maria dicono fosse il figlio sulla croce sbiancò come un giglio Il mio messaggio di Natale ... è una canzone non molto cristiana, che non riconosce Gesù come Dio, ma riconosce che certo non è umano il suo modo di perdonare sulla croce chi lo sta uccidendo. Per fare una cosa del genere però bisogna per forza che Gesù conoscesse la verità, non è una cosa semplice da scoprire che bisogna amare i propri nemici. O era un saggio e conosceva la verità o era la verità. Ma se era solo saggio, un saggio che dice di essere "la via, la verità, la vita" non è un pazzo? Se Gesù fosse solo uomo certo non sarebbe stato umile a dire di essere "la via, la verità e la vita" mentre ha dimostrato di essere molto umile con la sua vita e con la sua morte soprattutto. Come dice giustamente la canzone è inumano perdonare i propri nemici, ma non solo è inumano anche questo che stiamo aspettando ora. Stiamo aspettando il Natale, la celebrazione della nascita di Gesù, un Dio che si fa umano che si pone i nostri limiti per dimostrarci in che modo possiamo superare i nostri limiti, un Dio che accetta di soffrire per noi, di accettare le umane sofferenze per noi. Cosa c'è in comune con il perdono sulla croce? entrambi sono gesti inumani? Entrambi sono gesti di un amore immenso pieno e gratuito, che è quello che ci chiede Gesù di avere l'uno verso l'altro. Io vorrei in questa preparazione per il natale cercare il più possibile di fare proprio questo: di amare gli altri come Dio mi ha amato. Io devo perdonare a chi ho intorno ben poco rispetto a quello che Dio ha perdonato a me. Spero in questa preparazione per il natale di avvicinarmi ancora di più all'amore di Gesù, in modo da capire ogni anno di più quello che vuol dire veramente il Natale, quello che è il suo vero significato. Auguro buon Natale a tutti e auguo che ogni giorno Gesù nasca nel vostro cuore. Vostra Federica

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🎖 SUL CIGLIO della FOIBA.🎖 di L.Salimbeni Sabato 2 dicembre alle ore 11:00 presso la Sala Bazlen di Palazzo Gopcevich (via Rossini, 4 – Trieste Le storie narrate dall’autore partono da lontano e interessano coloro che nel corso di un secolo vennero chiamati “italiani d’Austria”, irredentisti, patrioti, fascisti. Il volume, che raccoglie interventi tenuti dall’autore nel corso di conferenze e convegni, articoli pubblicati su riviste specializzate e quotidiani on-line e diverso materiale inedito, appare molto ricco di date e nomi, come si conviene alla ricerca storica, permettendo anche al lettore meno preparato di leggere il libro senza difficoltà nel comprendere le vicende narrate e i protagonisti di quelle vicende. L’autore, grazie anche ad un stile diretto e semplice, riesce a narrare vicende molto delicata senza eccedere nel macabro ma anche senza risultare troppo superficiale, riuscendo così a realizzare un libro agile ma curato in tutti i suoi aspetti. Di particolare interesse è parso soprattutto il Capitolo XI – I luoghi comuni dei giustificazioni nel quale l’autore demolisce uno dopo l’altro i luoghi comuni di una certa sinistra che per anni si è opposta alla ricerca della verità sulle foibe prendendo di fatto posizioni anti-italiane e filo titine e jugoslave in nome di un comune sentire comunista e resistenziale che fin troppo ha influito sulla storiografia italiana sia della II Guerra mondiale Amici Vi aspettiamo! Grazie Fede

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📚 📖Dal salone della Bancarella 2017 📕 📒... Sul ciglio della foiba.📖📚 📖di Lorenzo Salimbeni🖊🖊🖊 Sabato 2 dicembre alle ore 11:00 presso la Sala Bazlen di Palazzo Gopcevich (via Rossini, 4 – Trieste) verrà presentato, nell’ambito de La Bancarella. Salone del libro dell’Adriatico orientale (rassegna a cura del Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata in coorganizzazione con il Comune di Trieste e l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia) “Sul ciglio della foiba. Storie e vicende dell’italianità” (Pagine, Roma 2016) di Lorenzo Salimbeni, ricercatore e giornalista pubblicista, che interverrà assieme al Prof. Davide Rossi (Associazione Coordinamento Adriatico). Questa raccolta di saggi scientifici e di articoli divulgativi individua nella politica degli opposti nazionalismi fomentata dall’Impero austroungarico nella sua fase finale l’elemento capace di alterare l’equilibrio secolare fra le comunità italiane e slave dell’Adriatico orientale, avviando così un perverso meccanismo di contrapposizioni che avrebbe portato alle stragi nelle foibe compiute dai partigiani nazionalcomunisti di Tito. Nella rassegna di personaggi e di episodi, si evince come l’italianità adriatica sia stata perciò messa a repentaglio in tre occasioni durante l’ultimo secolo e mezzo: dapprima dalle politiche snazionalizzatrici asburgiche finalizzate a premiare il lealismo slavo e a reprimere le velleità irredentiste; quindi dalla pulizia etnica titina rappresentata dai massacri nelle foibe, dalle deportazioni nei campi di concentramento e dalla repressione degli oppositori politici attuata dall’OZNA, andando a creare i presupposti per l’esodo di 350.000 istriani, fiumani e dalmati; oggi, infine, dal riduzionismo sui numeri delle vittime, dal giustificazionismo delle stragi e dal ridimensionamento delle profonde radici della cultura italiana in queste martoriate terre. L’ufficio stampa della Bancarella 2017 ufficiostampa@salonebancarella.it – 3473964925 CDM – via Milano, 22 – 34122 Trieste

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📚🔖SALONE DELLA BANCARELLA📚📒 Esuli istriani: un debito che imbarazza l'Italia 💰Gasparri ospite alla Bancarella 2017 💰 27 Aprile 2017- Si ritorna a parlare dell'indennizzo dei Beni Abbandonati degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati. Secondo le stime della Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani Fiumani e Dalmati, all'appello ancora mancano circa 4,5 miliardi di euro Dopo oltre settant’anni di silenzio si ritorna a parlare della questione irrisolta dei Beni Abbandonati degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati che lo Stato italiano deve ancora risarcire in maniera equa e definitiva. A richiamare l’attenzione su questo argomento è stato l’emendamento presentato in Aula dal senatore Maurizio Gasparri in occasione della discussione sulla legge che fornisce gli indirizzi economico finanziari al Governo. L’ammissione del Governo Nel corso del dibattito, il Governo Gentiloni – per voce del vice ministro dell’Economia Morando – si è visto costretto ad un’imbarazzata ammissione: “La questione esiste e va affrontata. C’è stata disparità di trattamento da parte del Paese nei confronti della situazione rappresentata e per questa ragione ritengo che meriti di essere approfondita, anche per essere, almeno parzialmente, affrontata”. Come responsabile all'assistenza dell'Anvgd credo si veramente importante questo evento... Anche Voi potete far sentire la Vostra voce.. Voi popolo Istriano debitore di tante avversita' e crudelta'fatevi sentire con il Vostro intervento..fino a Roma! portate a casa la Vostra giustizia!!! Questa volta ...ci saro' anch'io... ad ascoltarVi.. Amici vi aspetto Lunedì 27 novembre alle ore 17:30 presso la Sala Tergeste dell’Hotel Savoia Excelsior (Riva del Mandracchio, 4 – Trieste) l’On. Maurizio Gasparri, Vice Presidente del Senato! Fede

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💺📚Salone della Bancarella 2017📒 📚 📚📙📕Gasparri ospite alla Bancarella 2017🔖 parla di Repubblica italiana e confine orientale Proseguono gli appuntamenti della prima sessione dell’edizione 2017 della Bancarella. Salone del libro dell’Adriatico orientale, realizzata dal Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata in coorganizzazione con il Comune di Trieste e l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ed incentrata sulla ricorrenza dei 70 anni dal Trattato di Pace di Parigi (10 febbraio 1947). Lunedì 27 novembre alle ore 17:30 presso la Sala Tergeste dell’Hotel Savoia Excelsior (Riva del Mandracchio, 4 – Trieste) l’On. Maurizio Gasparri, Vice Presidente del Senato, affronterà il tema “La Repubblica italiana e il confine orientale”. Dal referendum del 2 giugno 1946, cui giuliani, fiumani e dalmati non poterono partecipare, al Trattato di Osimo, passando per la questione dei beni abbandonati, lo Stato italiano si è trovato a gestire spesso situazioni difficili alla sua periferia nordorientale, mentre parallelamente l’opinione pubblica si disinteressava sempre di più delle problematiche di quelle che furono le “terre irredente”. Nell’intervento di carattere istituzionale del Senatore Gasparri verrà ricostruita una vicenda complessa, nella quale non sempre la tutela degli interessi nazionali e l’esercizio della sovranità sono stati pienamente applicati. Lorenzo Salimbeni Responsabile comunicazione La Bancarella 2017 ufficiostampa@salonebancarella.it – 3473964925 CDM – via Milano, 22 – 34122 Trieste

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🛏Pensiero notturno..🚪 🌱 Alla ricerca di una casa..🌱 dedicato Mirella Tainer .. Storia dell'edificio Poste alla periferia della città, nel quartiere di borgo San Paolo, in un vecchio complesso militare, e attive dal 1944 come alloggiamenti per sinistrati e sfollati torinesi, per “rimpatriati dall’estero, ex internati dalla Germania e reduci dalla prigionia” (1), le Casermette sono individuate dal Comune come il luogo idoneo a ospitare i profughi giuliano-dalmati giunti in città. La struttura, che può contenere un massimo di 1.600 persone, è gestita dall’Ente Comunale di Assistenza, che si occupa, insieme al Ministero dell’Assistenza Post Bellica, della distribuzione di generi alimentari, vestiario e dell’erogazione di un sussidio giornaliero. Alle Casermette le prime tracce di profughi giuliano-dalmati risalgano al settembre 1946, quando raggiungono la quota di 132 unità sul totale delle 1.389 persone ospitate. Un numero cresciuto negli anni seguenti, come dimostrano le 1.480 presenze del 1947, diventate 1.654 l’anno successivo e 1.604 nel 1949 (2). Con l’inizio degli anni Cinquanta, si assiste a una progressiva diminuzione dei giulano-dalmati passati dalle 1.461 unità del 1951 a 78 del 1956 (3). Una flessione che raggiunge il proprio apice nel biennio 1955-1957 e che trova la sua principale motivazione nel trasferimento delle famiglie giuliane nelle abitazioni di edilizia popolare del neonato Villaggio di Santa Caterina. Nel 1966 il comune delibera il risanamento dell’area delle Casermette: la parte Nord è consegnata al Ministero dell’Interno e da esso assegnata alla Polizia di Stato, mentre la parte Sud è destinata a ospitare parte delle famiglie abitanti nei vari baraccamenti cittadini, primi tra tutti quelli corso Polonia. Vita quotidiana alle Casermette Alle Casermette, al cui interno, secondo i dati raccolti dall’Ente Comunale di Assistenza, transitano complessivamente tra il 1944 e il 1954 “non meno di 7.600 persone”(4), la permanenza dei profughi si protrae per diversi anni. La struttura è dotata di servizi necessari ad agevolare la vita quotidiana degli ospiti: una cucina, poi dismessa, che provvede al confezionamento e alla distribuzione dei pasti, un’infermeria, un ambulatorio medico, una scuola materna e una scuola elementare. Nel centro sono inoltre presenti spacci per la vendita di generi alimentari e tabacchi e luoghi di svago: ovvero una sala cinematografica, una biblioteca e un circolo ricreativo. Il mantenimento dell’ordine pubblico è affidato a una squadra di polizia, responsabile anche della regolamentazione giornaliera dei flussi di entrata e uscita dal campo, al cui interno la vita scivola via tra precarietà e disagi. I nuclei familiari ospitati nei grandi cameroni del centro di raccolta, vivono ammassati in box di pochi metri quadrati, separati gli uni dagli altri da coperte, lenzuola o semplici barriere di compensato. Una promiscuità che porta i profughi a vivere in una condizione di incertezza, scandita da difficoltà legate alle precarie condizioni igieniche, alla mancanza di spazi individuali e all’isolamento dal contesto cittadino. I campi finiscono per essere un mondo a parte, con tempi e regole proprie, estraneo al resto della città. All’interno delle Casermette i giuliano-dalmati convivono con altre categorie di persone: “gli italiani rimpatriati dalle ex colonie africane e dalle isole greche”(5), i sinistrati e gli sfollati di guerra, stringendo con essi legami di solidarietà e amicizia destinati a durare nel tempo.

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🛏🛁 Alla Ricerca di una casa🚪🛋 Il Centro di smistamento profughi istriani di Udine, 1945-1960 ⚰ Villaggio Metallico a Udine 🛌 Nelle vicinanze di via Gorizia c’era un grande acquartieramento di truppe inglesi distribuito in una quarantina di prefabbricati metallici, tipo bidonville, con tetto semicircolare; il campo era presidiato da alte torri di guardia. Le piste di volo per gli avieri inglesi, presenti contro un’eventuale invasione iugoslava titina, erano a Campoformido e a Lavariano di Mortegliano, dove nel 1944-1945, i giovani locali furono precettati a lavorare per la Organizzazione Todt, dei nazisti. Quando gli inglesi lasciarono Udine, nel 1946-1947, quegli spazi, divenuti di proprietà dell’esercito italiano (caserma Spaccamela), dopo regolare richiesta, furono occupati dagli istriani e da altri sfollati. Fu subito chiamato il Villaggio Metallico, o dagli istriani “el Vilagjo de Fero”, per le baracche zincate. Le belle fotografie del Villaggio Metallico, opera di Tino da Udine, alias Costantino Procaccioli (1927-1996), sono diventate l’icona del profugo istriano. Pittori del neorealismo friulano, come Dora Bassi (1921-2007), hanno immortalato su tela le immagini di quelle baracche, rabberciate dagli uomini dell’esodo alla meglio, con qualche tavola di legno trovata chissà dove. Altra icona del periodo della guerra e della Ricostruzione è senz’altro la bicicletta. foto - Udine, Villaggio Metallico, Via Monte Sei Busi, 1952. La Cjesa del Vilagjo de Fero. Da sinistra: Maria Osso, Maria Cerri, Ugo Cerri, Pietro Buttignoni (l'artigliere), Onorina Mattini, Bruno Mambelli, Angelo Totaro (bambino) figlio di Uliana Buttignoni e Maria Buttignoni. Collezione famiglia Mattini, Udine. fonte - Elio Varutti

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Pensiero Notturno 📚Salone della Bancarella 2017📚 📒 Ricordando Lucio Toth 📒 Sabato 18 novembre alle ore 17:30 presso la Sala Bazlen al piano terra di Palazzo Gopcevich (via Rossini, 4 – Trieste Oggi con il decesso del diavolo Totò Riina non si poteva non far riemergere le grandi figure di due grandi patrioti..Giovanni Falcone e Lucio Toth Federica Cocolo Domani Il profilo di un patriota dalmata, . Lucio Toth, morto a Roma il 28 aprile 2017, è nato da una famiglia di origine spalatina e di tradizione irredentista il 30 dicembre 1934 a Zara, capoluogo della Dalmazia che in seguito al Trattato di Rapallo del 1920 faceva parte del Regno d’Italia. Durante la Seconda guerra mondiale devastata dai bombardamenti angloamericani e quindi occupata dall’esercito nazionalcomunista di Tito, Zara fu la prima città a sperimentare il terribile Esodo, tanto che l’unica città dalmata abitata in maniera nettamente prevalente da italiani vide rovesciarsi la composizione etnica a favore della componente croata. Anche la famiglia Toth seguì la fiumana degli esuli, giungendo infine a Roma. L’amore di Lucio per la propria terra e per la sua storia emerse anche al culmine del suo percorso universitario presso la facoltà di giurisprudenza dell’Alma Mater Studiorum Università degli Studi di Bologna, allorché discusse con il professor Giovanni de Vergottini la sua Tesi di laurea in Storia del Diritto Italiano dedicata ai rapporti dei Comuni della Dalmazia medioevale con il resto d’Italia, evidenziando quindi le affinità giuridiche e statutarie grazie alle quali si manifestava l’appartenenza dell’Adriatico orientale all’ecumene culturale italico. Intraprese nel 1963 una brillante carriera di Magistrato (conclusasi addirittura in Cassazione), impegnandosi contestualmente nell’attivismo cattolico e nell’associazionismo degli esuli istriani, fiumani e dalmati: sbocco prestigioso di queste due sue passioni furono l’elezione al Senato della Repubblica nelle liste della Democrazia Cristiana a Napoli nel 1987 e quindi la presidenza dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, la più rappresentativa e antica sigla della diaspora adriatica, seguita dalla presidenza della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati. Eletto dal congresso nazionale di Muggia (TS) nel 1992, Toth guidò l’Anvgd fino alle dimissioni nel 2012, attraversando perciò anni di grandi trasformazioni geopolitiche nelle terre dell’Adriatico orientale sconvolte dalla dissoluzione della Jugoslavia. Autorevole interlocutore per le istituzioni italiane, alle quali sottoponeva assiduamente le questioni ancora aperte legate al confine orientale italiano, comprese parimenti la necessità di riaprire il dialogo con i “rimasti”, in nome della comune matrice italiana e con l’auspicio di salvaguardare la peculiare italianità istriano-quarnerino-dalmata come prezioso patrimonio di un’Europa unita e pacifica. Cattolico di matrice liberale, patriota e parimenti europeista, era, infatti, consapevole di come la sua terra d’origine sia storicamente stata un luogo di contatto fra popoli e culture e di come la dimensione europea rappresentasse la cornice nella quale stemperare gli eccessi cagionati dagli opposti nazionalismi. Seppe così meritarsi la stima ed il rispetto dei suoi interlocutori, i quali compresero la profondità del legame che manteneva con le sue terre d’origine ed apprezzarono il prezioso impegno profuso da questa figura di intellettuale europeo per ricostruire la storia ed il futuro dell’Adriatico orientale. Membro della Commissione storico-culturale italo-slovena che fra il 1993 ed il 2000 elaborò un documento comune sulle relazioni italo-slovene dal 1880 al 1956, preparato e convinto della bontà della causa giuliano-dalmata, Toth seppe lavorare con le istituzioni in maniera tale da creare i presupposti per l’assegnazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare al gonfalone della Città di Zara (benché non sia stata ancora apposta) e affinché la Legge istitutiva del Giorno del Ricordo fosse patrimonio condiviso della comunità nazionale. Il dibattito, moderato dai direttori de “Il Piccolo” e del “Primorski dnevnik”, che intrattenne ad aprile 2009 con il Senatore Miloš Budin, autorevole esponente della comunità slovena in Italia, fu invece propedeutico per lo storico Concerto dei Tre Presidenti in Piazza Unità d’Italia a Trieste nel luglio dell’anno seguente. L’amore per la propria terra e la passione per lo studio della storia condussero Toth a scrivere due romanzi: “La casa di calle San Zorzi” (2008), dedicato alle vicende dalmate del Novecento, e “Spiridione Lascarich, Alfiere della Serenissima” (2011), in cui raccontò le guerre dei dalmati e di Venezia contro l’avanzata ottomana nei Balcani durante il XVII secolo. Autore inoltre di saggi di carattere storico e giuridico (coautore in particolare di un commento al Codice penale), con il suo ultimo libro “Storia di Zara. Dalle origini ai giorni nostri” (2016) volle tributare l’estremo atto di amore per la sua Dalmazia. di Lorenzo Salimbeni

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🌏 SALONE BANCARELLA 2017 🌏 Sabato 18 novembre alle ore 17:30 presso la Sala Bazlen al piano terra di Palazzo Gopcevich (via Rossini, 4 – Trieste) la professoressa Adriana Ivanov Danieli (Associazione Dalmati Italiani nel Mondo – Libero Comune di Zara in Esilio) proporrà i titoli recenti più importanti inerenti la storia della Dalmazia, dal poderoso lavoro di Luciano Monzali “Gli italiani di Dalmazia” alla ristampa a cura di Egidio Ivetic degli “Scritti sulla Dalmazia” di Giuseppe Praga passando per “Storia di Zara”, testamento spirituale del Senatore Lucio Toth. Nella sua esposizione, sarà coadiuvata da Lorenzo Salimbeni (responsabile comunicazione ANVGD), il quale passerà in rassegna le più significative pubblicazioni che hanno affrontato l’Esodo dei 350.000 istriani, fiumani e dalmati (a partire da “Popolo in fuga” di Fabio Lo Bono) o che hanno contribuito ad ampliare la conoscenza sulle dinamiche che hanno portato ai massacri delle Foibe ed alla conseguente instaurazione del regime titino (con particolare riferimento a “Il “potere popolare” in Istria 1945-1953” di Orietta Moscarda Oblak). L’ufficio stampa 3473964925 – 3389024102 ufficiostampa@salonebancarella.it CDM – via Milano, 22 – 34122 Trieste foto- Verso il massacro dell e foibe.

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🌺"Alla Ricerca di una casa"🌺 Questa fotografia è stata scattata nel campo profughi di Opicina a Trieste. Avendo fatto istanze per più di settemila domande di risarcimento al Ministero di giustizia di Lubiana e raccogliendo tutte le storie delle genti Istriane di un popolo così determinato alla Loro Italianità, mi chiedo perché al posto di insegnarci nelle scuole a capire ed accogliere queste persone civili c'hanno insegnato ad odiarle. Perché a Trieste è stata ammessa tanta ignoranza? Ci dicevano: Gli istriani ottengono il lavoro è le case hanno più punteggio di Voi perché sono istriani. Vergognoso vero? Fede Anvgd Ts

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🌼🌟Alla ricerca di una casa..🌼🌟 Pasqua 1951, un gruppo di profughi nella Cappella del Silos per la benedizione delle pinze (dolci) e delle uova di cioccolato. Dedicato a Liliana e tutti coloro che vi hanno dimorato..

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