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Edizioni Q

via Nomentum 37, Rome, Italy
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Description

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EDIZIONI Q è una casa editrice a statuto cooperativo impegnata in progetti editoriali nel segno della qualità. I suoi interessi sono molteplici: dalla saggistica alla letteratura, dall'intervento di testimonianza al pamphlet politico, dal reportage giornalistico alla pubblicazione di documenti. In generale, propone iniziative editoriali in una prospettiva che valorizzi elementi essenziali di democrazia e di creatività.

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Il catalogo delle Edizioni Q è su: http://www.edizioniq.it

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Presentazione del libro: "Le vittime ebree del sionismo", di Ella Shohat, Vera Pegna

Cagliari, 10 maggio 2016 - ore 19 Sala della Cineteca sarda - Viale Trieste 118 Presentazione di "Le vittime ebree del sionismo", edizioni Q: https://www.facebook.com/events/1127369787295190/

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Trieste, 23 aprile 2016 Lettura di "La piccola lanterna" con i bambini alla libreria Lovat

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E' uscito per le Edizioni Q il libro-gioco "La piccola Lanterna" di Ghassan Kanafani, curato da Simonetta Lambertini. Il libro-gioco è contenuto in una borsa fatta a mano dalla associazione di rifugiati "REFUGEE scART" (www.refugeescart.org). Oltre al libro-gioco, nella borsa il bambino/lettore troverà quattro illustrazioni tridemensionali e gli occhialini per visualizzarle. La confezione costa 20,00 euro, comprese le spese di spedizione. Si può ordinare scrivendo a questa pagina FB oppure all'indirizzo: edizioni.q.roma@gmail.com e pagando 20,00 euro all'IBAN delle Edizioni Q: IT 90 D 08327 03252 0000 0000 0147.

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Reflections By An Arab Jew - Ella Shohat

http://www.bintjbeil.com/E/occupation/arab_jew.html

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Il poeta libanese cantato da Fairouz e Marcel Khalifa – Per I Diritti Umani

http://www.peridirittiumani.com/2016/02/22/il-poeta-libanese-cantato-da-fairouz-e-marcel-khalifa/

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Roma, 20 febbraio 2106 Palestina, l'arte di narrare

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Roma, 20 febbraio 2016 - ore 17,30 via Ostiense 152/B Un tè con i libri delle Edizioni Q Il Soccorso Sociale per i Palestinesi organizza un serata sul tema: Palestina: l'arte di narrare - una rassegna dell'intensa produzione letteraria palestinese degli ultimi anni Sabato 20 febbraio 2016 ore 17:30, Via Ostiense 152/B, Roma Intervengono: Wasim Dahmash, Vera Pegna, Simonetta Lambertini

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Il Giovedì del Libro: L'AMORE VOLA di Mofid Fares, illlustrato da Letizia Camiletti. Giovedì 25 febbraio alle ore 20:30 Palazzetto dello Sport, via Alzeri, Vigasio Presentazione e lettura di L'AMORE VOLA. Organizzato da Le Amiche della Biblioteca, moderatrice Laura Passaretti. Saranno esposte le illustrazioni originali.

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In ricordo di Salman Natur, scomparso oggi 15 febbraio 2016, pubblichiamo le prime pagine del suo "Memoria", Edizioni Q, Roma 2013: Nascita Sono nato dopo la guerra del 1948. Ho iniziato la scuola il giorno della guerra di Suez. Ho finito la scuola superiore durante la guerra dei Sei giorni. Mi sono sposato durante la guerra di Ottobre. Il mio primogenito è nato durante la guerra in Libano. Mio padre è morto mentre infuriava la guerra del Golfo. Selma La vita mi ha tradito. La guerra continua e noi non smet­tiamo di procreare. Selma, la mia prima nipote, è nata durante la guerra che divampa tutt’ora. Selma cresce, cresce la guerra, cresce la domanda nei suoi occhi innocenti. Perché non hai fatto nulla per impedire che nascessi? Selma non sa dell’assedio, dei posti di blocco, non sente le esplosioni dei missili, né il crepitio degli spari. Ma un giorno mi chiederà della città sotto assedio e del campo profughi. Selma mi mette davanti alla mia impotenza assassina, ogni volta che sorride e impara una parola nuova. Evito le sue domande silenziose, rifugiandomi nell’infanzia, nella memoria che perdo giorno dopo giorno. Selma mi pone davanti a me stesso, mi obbliga a uno scrupoloso esame di coscienza, soltanto per dare una sem­plice risposta a un’ipotetica domanda. Perché non hai fatto nulla per impedire che nascessi in questa guerra? Nella colpa La nostra sembra una generazione condannata ai lavori forzati, vittima dichiarata fino a «nuovo ordine». Non ha alternative, se non quella di essere ribelle. Altrimenti, come potrebbe respingere l’ossessione del suicidio? I particolari delle nostre storie personali non interessano nessuno, viviamo come gli altri e come gli altri moriremo. Siamo tutti figli di questo mondo, ma il fatto di essere venuti alla luce dopo la guerra del 1948, ci ha trasformato in una prova vivente, in un documento storico in brutta copia. I nostri padri sostenevano di morire per noi, noi soste­niamo di morire per coloro che verranno dopo di noi, e ci convinciamo che questo possa essere fonte sicura di felicità. La nostra vita è terrificante e assurda, oltre il limite della pazzia e della morte! Occupiamo senza sosta il centro di un cerchio vuoto, senza capo né coda, quando riceviamo e quando diamo. Siamo nati dopo il 1948 e la guerra ha accol­lato alla nostra generazione tutte le sue colpe. Nostalgia Ci piace sostenere di essere cresciuti senz’infanzia, per confermare il nostro straordinario eroismo e collocarci fuori della storia. Perché non abbiamo conservato i ricordi inno­centi dell’infanzia? C’era la sorgente, il pozzo, la terra sabbiosa che bruciava i piedi scalzi, ed eravamo felici. Il vento trasportava sogni fantastici, insieme al profumo del timo e al polline dei fiori. Seguivamo le tracce delle formiche e distruggevamo i loro nidi, fieri della guerra vittoriosa contro gli insetti. Era un’infanzia comune in tempi non comuni, potevamo rica­mare speranze senza temere che qualcuno ce le portasse via. Abbiamo perduto l’infanzia e ciò che si perde non ritorna. Non tornerà, dovremo noi tornare indietro, per ritrovarla. Tutti i giorni la soffochiamo col nostro dolore, il rimpianto del paradiso perduto, la tristezza e la miseria della vita! Caduta Siamo una generazione senza memoria? Questa domanda impietosa e molesta fa notare, e rimprovera, l’attaccamento esclusivo al nostro angoscioso presente, fino alla morte. Bene, provo a voltare pagina, a camminare a ritroso. So in quale giorno sono nato, la data è riportata nel certifi­cato di nascita, sulla carta d’identità e in tutti gli altri docu­menti, ma io sono l’unico che non ricorda quel giorno, così come non ricordo i primi tre anni di vita! Non ricordo il giorno registrato in tutte le mie scartoffie e, allora, è giusto scegliere un’altra data per il mio compleanno, la data di una seconda nascita che dipenda da me e da nes­sun altro. Per la mia coscienza infelice, sono nato la seconda volta il giorno che caddi da una scala di legno, alta tre metri. Non mi feci nulla, non mi spaccai la testa o le costole, non sono morto. Per quanto m’impegni, non ricordo niente di entusia­smante che preceda questo avvenimento. Quando ci penso, un’ansia improvvisa mi assale e mi domando se la mia me­moria non sia cessata, e rinata a nuova vita, proprio per quella caduta. E anche se non sia destinato a morire, preci­pitando da una scala alta tre metri o dal cornicione di un palazzo, da un punto ancora più alto. Da quel giorno, soffro di vertigini e me la prendo con la memoria. Ma ogni volta che cerco di dimenticare una situa­zione spiacevole, ne ricordo una peggiore. Naufragio Ho deciso, sceglierò un altro giorno per la mia nascita. La terza volta sono nato in mare. Il giorno che ho com­piuto quattordici anni e sono uscito con gli amici, cioè senza mio padre. Di solito mi faceva strada tra la folla, tenendomi per mano. Era un rovente giorno d’estate. Siamo andati in una spiaggia deserta, abbiamo staccato un’insegna di legno con la scritta «Vietato nuotare. Pericolo di morte», per co­struire una specie di zattera, e abbiamo preso il largo. La zattera si è capovolta, la corrente l’ha trascinata sull’orlo di un vortice che ci ha risucchiato nell’oscurità degli abissi. Ab­biamo visto la morte con i nostri occhi e ancora oggi non comprendo come sia stato possibile uscire da quell’inferno. Gli amici rimasti a terra avevano trovato un ramo d’albero abbastanza robusto, lo avevano teso verso di noi, e così ci siamo ritrovati, sani e salvi, sulla spiaggia. Nacqui di nuovo quel giorno, sulla sabbia, dopo aver liberato i polmoni da litri d’acqua salata. Ma né questo né altri giorni meritano di rappresentare il mio inizio. Allora, cosa e perché festeggiare? Non smetto mai di rimproverare la mia memoria. Mi tra­disce o, meglio, rifiuta di tradirmi! Non so come trattarla. Con riconoscenza o con odio cieco? Non esegue i miei ordini, non mi accontenta, cancella e conserva ciò che vuole, e ha potere su ogni cosa.

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E' venuto a mancare oggi 15 febbraio 2016 nella sua città natale, Salman Natur, l'autore di "Memoria", pubblicato dalle Edizioni Q. S­alman Natur, nato in una cittadina a sud di Haifa, (Daliyat al-Carmel, 1949) in una famiglia drusa, studioso di filosofia, giornalista, saggista, autore di racconti e pièces teatrali, era noto anche come traduttore di racconti dall’ebraico. "Memoria", unico suo testo tradotto in italiano, raccoglie i brandelli di una realtà frantumata, sopravvissuti agli anni e ai giorni di un secolo che ha conosciuto, tra molte altre tragedie, la distruzione della Palestina, lo sradicamento della sua popolazione e la creazione di uno Stato coloniale sul suo territorio. Salman Natur affida il racconto della catastrofe alle riflessioni e ai ricordi di voci che sottraggono alla distruzione e all’oblio singolari e sconcertanti momenti della propria storia. "Memoria" alterna primi e secondi piani, oblitera le «questioni private», così presenti nella letteratura della nostra Resistenza, e guida il lettore tra le case cancellate o ancora in piedi, perché imprima nella memoria ciò che è accaduto all’intero paese e al più piccolo dei suoi abitanti.

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