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Parrocchia Murialdo - Pinerolo

Via Pietro De Bernard 40, Pinerolo, Italy
Church/religious organization

Description

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La Parrocchia san Leonardo Murialdo si trova a Pinerolo in via De Bernard 40 La parrocchia si trova nella zona sud di Pinerolo al fianco della via Saluzzo.
Si inserisce nella più ampia struttura dei Giuseppini del Murialdo dove si trova anche l'Engim

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Traccia di omelia: 14 agosto 2016 Siamo davanti a decisioni importanti. Alla prima vista, da tutte le letture di questa domenica, incluso il salmo, viene fuori un sentimento di tristezza, di desolazione e di scoraggiamento. Il profeta Geremia, il profeta di Dio, viene castigato senza che nemmeno il re possa fare alcunché davanti ai potenti del popolo. Il re lo dice esplicitamente: “il re infatti non ha poteri contro di voi”. Il salmo è un grido verso Dio da parte di un profeta per trovare un appoggio nella sofferenza. Ma è un grido che diventa preghiera di fiducia, addirittura di lode, testimonianza per molti che, grazie a lui, confideranno nel Signore. Questo motivo della testimonianza è rafforzato dalla seconda lettura, dove l’esempio da seguire non è un profeta qualsiasi, bensì il Sacerdote Supremo, Gesù, su cui l’autore invita a tenere fisso lo sguardo proprio per non scoraggiarsi. Ma è il Vangelo che, stranamente, indurrebbe fortemente un sentimento di scoraggiamento. Come, Gesù non è venuto a portare la pace? Porta divisione? Abbiamo noi bisogno di un Dio che ci divida, ce ci tolga la pace? Coi tempi che corrono, quando in nome di Dio alcuni seminano discordia, guerra, divisione, paura, neanche il Dio dei cristiani ci salva? Coi tempi che corrono … e tante volte viene proprio un sentimento di scoraggiamento. Le cose sembrano andare di male in peggio. Ogni giorno che accendiamo il televisore … (c’è chi dice di non accenderlo più per non sentire sempre le stesse cose negative …). Ma a ben leggere il Vangelo esso è fatto di decisioni impegnative e difficili ma certamente produttive. “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!”: e questo fuoco è la forza dello Spirito Santo che agisce sulla terra. Dal giorno di Pentecoste si è acceso questo fuoco e noi siamo sempre chiamati ad alimentarlo. “C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!”: e questo è il battesimo che Gesù riceve nella sua passione, morte e resurrezione. Gesù ha piena autocoscienza di dove lo conduce la missione che sta per compiere. E sa che il battesimo che sta per ricevere passa attraverso la porta stretta della sofferenza e della morte. E noi. Siamo davanti a decisioni importanti che segnano la nostra vita. Abbiamo il coraggio di portarle avanti queste decisioni. Ci sostenga la lettera agli Ebrei là dove dice: “Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede.” Oggi già guardiamo a Maria Assunta in cielo. Noi siamo su questa terra con tutti i nostri problemi giornalieri. Maria ci aspetta nella dimora celeste là dove ci ha preceduti.

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Traccia di omelia: 31 luglio 2016 Relativizziamo le cose di questo mondo. Le letture di oggi ci invitano a relativizzare le cose di questo mondo: * così il libro di Qoelet che afferma che tutto è vanità * così san Paolo che ci invita a cercare le cose di lassù * così il vangelo che ci porta l’esempio dell’uomo che aveva riposto tutte le sue sicurezze nei suoi raccolti e nei suoi granai. Relativizzare le cose di questo mondo porta con sé dei grandi vantaggi: * quando le sicurezze umane vengono a mancare abbiamo “altre” sicurezze sulle quali appoggiare la nostra vita in caso di malattie, problemi, ecc * se tante cose nel mondo sono negative la loro negatività rimane (pensiamo al terrorismo di questi giorni) però abbiamo una provvidenza divina che va oltre a queste problematiche. Certo relativizzare le cose di questo mondo per poter “assoluttizzere” un po’ di più le realtà del cielo. Lo ha detto bene san Paolo dicendo: “se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra”. La lettera a Diogneto (II secolo) esprime bene questa relativizzazione delle realtà umane dei cristiani: “I cristiani non si distinguono dagli altri uomini né per territorio, né per lingua, né per costumi. Non abitano città proprie, né usano un gergo particolare, né conducono uno speciale genere di vita. Ma pur vivendo in città greche o barbare - come a ciascuno è toccato - e uniformandosi alle abitudini del luogo nel vestito, nel vitto e in tutto il resto, danno l'esempio di una vita sociale mirabile, o meglio - come dicono tutti - paradossale. Abitano nella propria patria come pellegrini; partecipano alla vita pubblica come cittadini ma da tutto sono staccati come stranieri, ogni nazione è la loro patria e ogni patria è una nazione straniera. Si sposano come tutti e generano figli, ma non espongono i loro nati. Hanno in comune la mensa, ma non il letto. Vivono nella carne ma non secondo la carne. Dimorano sulla terra, ma sono cittadini del cielo. Obbediscono alle leggi vigenti, ma con la loro vita superano le leggi”.

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Margherita … 104 anni

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Traccia di omelia: 24 luglio 2016 Signore insegnaci a pregare. Abbiamo sentito dal Vangelo che uno dei discepoli chiede a Gesù che insegni loro a pregare. E certamente Gesù è contento di insegnare ai suoi discepoli a pregare così come è contento di insegnare a noi a pregare. Raccogliamo allora alcuni degli insegnamenti che scaturiscono dalla pagina del Vangelo e dalla prima lettura che fa corona al Vangelo. Intanto possiamo dire che non bisogna mai dare per scontato il saper pregare. Siamo sempre alla scuola del Signore … e con umiltà ripetiamo anche noi: “Signore insegnaci a pregare.” Gesù, abbiamo sentito, insegna la preghiera del Padre Nostro (qui nella versione di Luca più breve di quella di Matteo che noi abitualmente utilizziamo). E dall’espressione Padre Nostro possiamo sottolineare la vicinanza del Signore: è un Padre (e non un Dio lontano che bisogna ingraziarsi con le proprie preghiere) ed è un Padre che ci rende comunità insieme con Gesù, il figlio per eccellenza, e con tutti gli altri cristiani. La prima parte del Padre nostro è preghiera di lode: sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà … e mentre lodiamo il Padre ci impegniamo a santificare il suo nome, a favorire la venuta del Regno ed a rispettare la sua volontà. Prima di chiedere è sempre bello ed importante lodare e benedire il Signore. Poi certamente arriva la preghiera di domanda. E credo che sia bello ed importante domandare. Domandare: * con forza, con insistenza, con fiducia e senza pretesa. Con forza ed insistenza: questue due caratteristiche vengono sottolineate sia dall’esempio del vangelo e sia dall’esempio della prima lettura. Tante volte rischiamo di non chiedere perché non abbiamo fiducia nella forza della preghiera. Se leggiamo la vita dei santi vediamo che chiedevano con forza ed insistenza e molto sovente ottenevano quanto avevano chiesto. Certo senza pretesa. Abramo alla fine non ottiene che vanga salvata la città di Sodoma … la città verrà distrutta anche se i pochi giusti che vi erano (la famiglia del nipote Lot) vengono avvertiti prima della distruzione ed hanno la possibilità di mettersi in salvo. Signore insegnaci a pregare …

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I ragazzi della parrocchia in viaggio verso la GMG fanno tappa a Milano ...

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Verso la GMG di Cracovia

I ragazzi della parrocchia in partenza per la GMG di Cracovia. http://www.murialdopinerolo.it/?p=4280

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Traccia di omelia: 17 luglio 2016 Accogliere il Signore nella nostra vita. Possiamo focalizzare il significato delle letture nell’accogliere il Signore. Così abbiamo visto Abramo accogliere il Signore alle querce di Mamre. Così vediamo le due sorelle Marta e Maria accogliere Gesù nella loro casa di Betania. Da questi due brani possiamo sottolineare alcune caratteristiche: • Per poter accogliere il Signore bisogna liberare il campo da tante cose che ci possono distogliere dall’accoglienza vera. Marta voleva certamente accogliere Gesù nella sua casa però si fermava solamente ad aspetti esteriori e concreti. Di qui il rimprovero di Gesù: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”. Noi tante volte rischiamo di non accogliere il Signore perché distratti da tante cose; vorremmo … ma non ne siamo capaci. Chiediamo al Signore che ci faccia scegliere sempre la parte migliore. • Dall’accoglienza sgorgano i doni del Signore. Abbiamo sentito del grande dono fatto ad Abramo, quello del figlio: “Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio”. E quanto era importante per Abramo il figlio perché potesse avere la discendenza già tante volte promessa. Nel vangelo potremmo dire che dall’accoglienza di Marta e Maria sgorga poi uno dei più grandi miracoli di Gesù: quello della resurrezione del fratello Lazzaro. • In forza dell’accoglienza il Signore si fa conoscere. In questi tre uomini che Abramo accoglie viene anticipata una delle realtà più grandi della fede cristiana: la trinità di Dio. E’ singolare nel brano il passaggio repentino dal plurale al singolare: talvolta si parla al plurale dei tre uomini, talaltra al singolare con l’espressione “mio Signore”. L’apparizione di Dio alle querce di Mamre diventerà nella storia una delle più importanti icone della Trinità. Nel Vangelo non ci viene descritto quanto Gesù dice alle due sorelle … ma certamente possiamo pensare che a loro si sia manifestato molto più profondamente che rispetto alle folle che lo ascoltavano. Marta in un altro brano professerà la fede nella resurrezione … e, viene da chiedersi, da dove gli proviene tale fede? Viene allora da chiedersi quanto noi siamo capaci di accogliere il Signore. Certo dobbiamo superare alcuni rischi: non aver mai tempo da dedicare al Signore; nella preghiera essere troppo incentrati su quello che dobbiamo dire; essere troppo incentrati su noi stessi e poco aperti al Signore. Certo accogliere il signore non è facile e non è scontato … ma i frutti di questa accoglienza meritano la fatica che occorre superare.

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Termine estate ragazzi …

Termine estate ragazzi 2016. Guarda il video dei ragazzi che cantano l'inno al termine della messa: http://www.murialdopinerolo.it/?p=4273

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Traccia di omelia: 10 luglio 2016 Chi è il mio prossimo? Abbiamo sentito il dialogo tra il dottore della legge e Gesù. Il dottore pone a Gesù una delle domande fondamentali della vita (in buona fede, senza pensare di metterlo in difficoltà, proprio partendo dalla voglia di confrontarsi con questo maestro che esce dagli schemi): “Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”. Gesù risponde partendo dallo stesso terreno del dottore ovvero lo invita a trovare la risposta nella Bibbia, nella legge della quale lui era dottore. Ed il dottore giustamente risponde citando il comando dell’amore: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso”. Tanto che Gesù non fa altro che confermare la risposta. E veniamo allora alla domanda di rincalzo del dottore: “E chi è mio prossimo?”. E questa volta Gesù risponde con il racconto del buon Samaritano. Facciamo anche noi la domanda a Gesù: “chi è mio prossimo?”. E viene da domandarsi perché sia così importante sapere chi sia il prossimo … non basterebbe “amare tutti”. Amare il prossimo invece dà concretezza al nostro amore: lo fa passare dal generico al concreto. Chi è il mio prossimo? Possiamo rispondere in più modi: • Chi ci passa accanto in questo preciso momento. E se è in difficoltà è maggiormente mio prossimo. Questa è la risposta della parabola. Certo non possiamo farci carico delle necessità e delle problematiche di tutti … però del prossimo sì. • Le persone con le quali per motivi vari passo maggior tempo (familiari, compagni, ecc.) e con le quali non è sempre facile collaborare, andare d’accordo … Prima di voler bene ed andare d’accordo con i più lontani è utile andare d’accordo con i più vicini e con coloro con cui siamo maggiormente chiamati a collaborare. • Credo che possiamo rispondere dicendo che è prossimo colui al quale posso fare del bene, fare un favore, dire una parola positiva, ecc. Non possiamo essere prossimo a tutti ma posso farmi prossimo a qualcuno. E facendomi prossimo per qualcuno voglio aprire il mio cuore per farmi prossimo verso tutti. Il prossimo è il riflesso di noi stessi: “Il tuo prossimo è lo sconosciuto che è in te, reso visibile. Il suo volto si riflette nelle acque tranquille, e in quelle acque, se osservi bene, scorgerai il tuo stesso volto. Se tenderai l'orecchio nella notte, è lui che sentirai parlare, e le sue parole saranno i battiti del tuo stesso cuore. Non sei tu solo ad essere te stesso. Sei presente nelle azioni degli altri uomini, e questi, senza saperlo, sono con te in ognuno dei tuoi giorni. Non precipiteranno se tu non precipiterai con loro, e non si rialzeranno se tu non ti rialzerai.”

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Traccia di omelia: 3 luglio 2016 Andate ... Abbiamo sentito come Gesù sceglie altri settantadue discepoli oltre ai dodici apostoli che aveva già scelto in precedenza. Li manda a due a due davanti a sé nelle varie città dove si stava per recare. A questi discepoli Gesù chiede sostanzialmente queste caratteristiche: pregare, annunziare ed essere poveri. Pregare: “Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!”. Il discepolo realizza qualcosa perché aderisce all’invito del Signore e si lascia guidare da Lui nella sua missione. Certamente è fondamentale la preghiera. Annunziare: “È vicino a voi il regno di Dio”. Annunziare è il compito specifico del discepolo mandato in missione. Prepara la strada a Gesù, dissoda il terreno perché la gente possa ricevere l’annunzio del Signore. Essere poveri: “non portate borsa, né sacca, né sandali”. La sobrietà che viene richiesta non è fine a se stessa ma è necessaria per poter svolgere al meglio il compito. Se uno fosse troppo pieno di sicurezze umane rischierebbe di dimenticare la missione per la quale è stato scelto. E noi siamo tra questi settantadue discepoli. Certo che sì. Il foglietto nell’introduzione scrive: nella nostra comunità non manchino animatori di liturgia, di catechesi e di carità. Credo che questo vangelo possa aiutarci a passare dal vedere la comunità cristiana (=parrocchia) come un distributore al quale accedo quando ne ho bisogno: voglio sposarmi ed allora vado dal parroco, voglio battezzare il mio bambino ed allora vado in chiesa, mi è morto un caro ed allora chiedo il funerale al vedere invece la mia parrocchia come la mia comunità che costruisco anch’io con il mio impegno e con la mia dedizione. Magari il Signore mi chiede di essere animatore di liturgia per poter passare dall’essere spettatore della santa messa all’impegnarmi a dare il mio contributo per la buona realizzazione delle liturgie. Certamente posso essere animatore di liturgia se con la mia famiglia magari dedico un momentino di preparazione della messa domenicale. Con tutti i mezzi di oggi posso certamente vedere in anticipo le letture che verranno proclamate nella messa. Magari il Signore mi chiede di essere animatore di catechesi. E questo non lo fanno solamente le catechiste che seguono un gruppetto di bambini anche se il loro servizio è preziosissimo e sovente le catechiste sono merce rara. Ma è animatore di catechesi anche l’animatore dell’oratorio perché il suo non è solamente far giocare i bambini ma è anche un trasmettere i valori umani e cristiani in cui crede e dei quali si fa diffusore. La mamma che prega con il suo bambino. Magari il Signore ci chiede di essere animatori di carità. E la carità non ha mai confini e non ha mai limiti.

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Cresime …

Oggi cresime ... http://www.murialdopinerolo.it/?p=4267

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Traccia di omelia: 26 giugno 2016 La sequela di Cristo. “Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”: così è iniziato il brano di vangelo di oggi. Nel verbo “decise” o “prese la ferma decisione” vi è tutta la determinazione di Gesù nel portare a termine la missione per la quale era venuto nel mondo. E la sua missione doveva passare attraverso la porta stretta della passione e della morte in croce. Eppure Gesù “prende la ferma decisione”. Anche a coloro che vogliono seguirlo chiede un’altrettanta ferma decisione. E questa ferma decisione viene sottolineata da tre esempi riportati dalla pagina del Vangelo. Al primo che si dice disposto a seguirlo ovunque Gesù risponde: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” … come a dire che seguendo Gesù occorre dimenticare le sicurezze terrene ed affidarsi alla precarietà del Regno dei Cieli oppure alla precarietà della provvidenza divina. Al secondo che gli chiede di coltivare gli affetti terreni (=seppellire il padre) Gesù risponde in modo iperbolico che chi annuncia il Regno dei cieli è chiamato a dimenticare gli affetti umani. Al terzo infine risponde che se si prende la decisione di seguire Gesù non bisogna poi pentirsi della decisione presa e tornare a compromessi con la vita precedente. Noi abbiamo preso la decisione di seguire Gesù. Il battesimo che abbiamo ricevuto ha significato questa decisione piena e totale di metterci nella strada dei discepoli di Gesù. Abbiamo anche avuto molte occasioni per riconfermare la decisione del battesimo ed ognuno di noi potrebbe raccontare situazioni ed esperienze nelle quali la decisione di seguire Gesù è stata riconfermata ed approfondita. Eppure tante volte ci accorgiamo che non siamo totalitari come ci vuole Gesù. Lo seguiamo si ma con tanti se e tanti ma, con tante indecisioni e con tanti distinguo. Se la decisione di Gesù è stata ferma e senza tentennamenti, se la decisione che chiede a noi vuole essere altrettanto ferma e totale chiediamogli che ci aiuti a rispondere pienamente a lui. Il cibo che riceviamo nell’Eucarestia è il cibo che ci aiuta nel cammino di seguire Gesù.

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