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Agenzia per l'immigrazione-JCLL Smart Assist

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La Nostra Agenzia offre servizi integrati ad ogni bisogno per tutti gli Immigrati e Anche Visti turistici. Siamo a Milano in Zona di Loreto

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ISEE 2017 Documenti necessari per ciascun componente del nucleo familiare  Documento d’identità del dichiarante in corso di validità  Dati anagrafici e codici fiscali di tutti i componenti il nucleo familiare  Certificato di invalidità  Redditi relativi ai due anni precedenti la compilazione della DSU (se presentata nel 2017 – redditi 2015): 730, Unico, Cud, Irap, certificazione compensi, assegni di mantenimento per il coniuge e i figli, trattamenti assistenziali e sussidi, redditi esenti da imposta  Per la casa di abitazione: • Se di proprietà: visura catastale e mutuo residuo al 31/12 • Se in affitto: contratto di locazione registrato  Per altre proprietà immobiliari visura e categoria catastale  Patrimonio mobiliare di tutti i componenti del nucleo familiare al 31 dicembre dell’anno 2016: saldo al 31/12 e giacenza media annua conti correnti, depositi, titoli, ass. vita, libretti, carte prepagate, azioni, patrimonio netto, etc.  Targa autoveicoli, motoveicoli e imbarcazioni ISEE PRESTAZIONI SPECIFICHE Prestazioni per minori o per il diritto allo studio universitario  Per il genitore non convivente con il figlio che richiede la prestazione: numero protocollo dell’Isee del genitore non covivente (nel caso ne sia già in possesso) oppure stessi documenti richiesti per il nucleo familiare del figlio che richiede la prestazione Prestazioni socio sanitarie  Retta pagata per il ricovero in strutture residenziali nel 2016  Spese pagate per l’assistenza personale nel 2016 (no badante/colf)  Atto notarile donazione immobili  Protocollo Isee di ogni figlio non convivente con l’invalido che richiede il ricovero (nel caso ne sia già in possesso) oppure stessi documenti Isee richiesti per il nuclo familiare richiedente la prestazione

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Premio alla Nascita e Bonus Nido 2017 Anche per gli Immigrati. Roma – 29 novembre 2016 - Il disegno di legge di Bilancio 2017 è stato approvato ieri alla Camera. Tra le conferme, anche le nuove misure a favore delle famiglieche non faranno distinzioni tra italiani e immigrati. Tra queste, c’è l’istituzione di un “Fondo di sostegno alla natalità” che vuole favorire l’accesso al credito delle famiglie con uno più figli nati o adottati dal 1 gennaio 2017 in poi. Il fondo farà dagarante con banche e intermediarifinanziari ai quali le famiglie si rivolgeranno per avere un prestito. I dettagli del funzionamento verranno definiti con un decreto die ministeri della famiglia e dell’Economia. Per le famiglie dove sta per arrivare un bambino viene istituito anche un nuovo bonus, oltre al bonus bebè. Si chiama “premio alla nascita” e consiste in 800 euro che verranno corrisposti dall’Inps alle future madri (nel disegno di legge non si fanno distinzioni in base alla cittadinanza o al reddito) al compimento del settimo mese di gravidanza o all’atto dell’adozione. Per i bambini nati dal 1 gennaio 2016 in poi è previsto poi anche un bonus da1000 euro l’anno come contributo al pagamento delle rette degli asili nido pubblici e privati. Potranno usufruirne anche i genitori che pagano forme di supporto presso la propria abitazione in favore di bambini che hanno meno di tre anni e sono affetti da gravi patologie croniche. Chi usufruirà di questo bonus non potrà però più detrarre dal reddito le spese per l’asilo nido quando paga le tasse, né avere i voucher per nidi e babysitterprevisti per le lavoratrici che rinunciano al congedo di maternità non obbligatorio. Intanto, il ddl bilancio 2017 ha confermato quei voucher anche per i prossimi due anni. Prima che tutte queste misure siano operative bisognerà aspettare l’approvazione definitiva della legge di Bilancio 2017. Dopo l’ok della Camera, ora il testo passa al Senato, che inizierà a esaminarlo a partire dalla prossima settimana.

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Paesi Che poi entrare in Europe senza Visto Devi fare la domanda D'ETIAS - Come funziona la domanda online prima di entrare nell'area Schengen: Roma – 16 novembre 2016 - Controllipreventivi, un’autorizzazione e una tassa di cinque euro. È ciò che aspetta i viaggiatori di Paesi extraue che oggi non hanno bisogno del visto per venire in Europa, ma sui quali l’Ue vuole accendere un faro per evitare ingressi “potenzialmente pericolosi dal punto di vista della migrazione irregolare, della sicurezza o della salute pubblica”. La commissione Europea ha proposto oggi l’istituzione di un “Sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi” (ETIAS) per gli stranieri esenti dall’obbligo di visto. Prima di entrare nell’area Schengen, questi dovranno presentare una domanda via internet, fornendo una serie di dati. Si va da quelli anagrafici, documento di viaggio, destinazione, livello di istruzione, occupazione a precedenti penali, espulsioni, malattie contagiose, viaggi in zone di guerra. La domanda potrà essere compilata in una decina di minuti e ai maggiorenni verrà chiesto anche di pagare una tassa di 5 euro. Dopo l’invio, verrà processata da un software che incrocerà i dati con le banche dati europee (SIS, VIS, Europol, Interpol, sistema di ingressi/uscite, Eurodac, ECRIS…) e, se non emergeranno elementi che richiedono un’ulteriore analisi, entro pochi minuti dalla presentazione verrà rilasciata via mail l’autorizzazione al viaggio. “Sarà una procedura semplice, economica e rapida” assicura la Commissione in una nota. Il cittadino straniero dovrà mostrare l'autorizzazioneprima di iniziare il viaggio a chi lo porta nell’area Schengen, ad esempio la compagnia aerea, e una volta arrivato alla polizia di frontiera del Paese europeo di primo ingresso. Basterà chiederla e ottenerla una volta sola per utilizzarla poi anche per più viaggi, durante un periodo di validità di cinque anni. Ad oggi i cittadini di una sessantina di Paesi extraue non hanno bisogno di visto d’ingresso per entrare nell’area Schengen. Alcuni di questi sono anche i Paesi d’origine di comunità di immigrati molto numerose in Italia, come l’Albania, laMoldavia o il Perù. Intanto, anche i cittadini ucraini attendono gli ultimi passaggi formali prima dell’esenzione. “Rendere sicure le frontiere e proteggere i cittadini è la nostra priorità. L'ETIAS colmerà una carenza d'informazione, permettendo controlli incrociati delle informazioni sui richiedenti esenti dall'obbligo del visto in tutti gli altri sistemi di cui disponiamo. Allo stesso tempo, il futuro ETIAS sarà semplice, rapido, economico ed efficace" ha dichiarato il primo Vicepresidente della Commissione Frans Timmermans. Per il Commissario per la Migrazione e gli affari interni Dimitris Avramopoulos, “l'ETIAS è la connessione mancante nella nostra gestione delle frontiere, che crea un collegamento con le nostre politiche di migrazione e sicurezza e rafforza gli ingressi a norma del codice frontiere Schengen per almeno il 95% dei viaggiatori esenti dall'obbligo del visto. L'Europa dev'essere aperta, ma non a spese della sicurezza".

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Quasi €500millioni pagato degli Immigrati per il rilascio/rinnovo del Permesso/Carta di Soggiorno. Roma – 28 ottobre 2016 – Ottanta, cento, duecento euro. Versati da ogni immigrato maggiorenne a ogni domanda di rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno. In aggiunta ai trenta euro per stampare il permesso, ai sedici euro di marca da bollo e ai trenta euro chiesti dagli uffici postali per accettare le domande e girarle alle Questure. Il “contributo per il rilascio e il rinnovo” fu un regalo dell’ultimo governo Berlusconi. Previsto sin dall’estate del 2009 dal Pacchetto Sicurezza (lo stesso dell'immortale reato di clandestinità), fu disciplinato con un decreto firmato nell’ottobre 2011 dagli allora ministri dell’Interno e dell’Economia Roberto Maroni e Giulio Tremonti. Quando all’inizio del 2012 quel decreto arrivò in Gazzetta Ufficiale, Berlusconi, Maroni e Tremonti non erano più al governo, ma il nuovo esecutivo guidato da Monti, nonostante l’impegno pubblico a rimodularlo, si tenne stretto il contributo così com’era: tra crisi e austerity, le Casse dello Stato non potevano rinunciare a quell’entrata aggiuntiva. A quei tempi il centrosinistra, Partito Democratico in testa, protestava fortemente contro “una tassa odiosa, frutto di una mania di persecuzione nei confronti degli immigrati” (Livia Turco dixit). Poi però, quando il centrosinistra è tornato al governo e il segretario del Partito Democratico è anche diventato Presidente del Consiglio, la tassa è rimasta tale e quale ed è stata pure difesa da quello stesso governo in tribunale. Si arriva così ai giorni nostri e allasentenza del Consiglio di Stato che mercoledì scorso ha cancellato il contributo per rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno, perché illegittimo. Ma dal 2012 a oggi, quanti l’hanno pagato e, soprattutto, quanto hanno sborsato? A fare i conti, aggiornati allo scorso luglio, sono stati proprio i ministeri dell’Interno e dell’Economia, in due note allegate al ricorso presentato e perso davanti al Consiglio di Stato. C’è scritto sopra che “con un buon grado di approssimazione”, è stato pagato il contributo per 3,7 milioni di permessi di soggiorno. I pagamenti, e qui le cifre sono più precise, ammontano invece complessivamente a 487.700.000 euro. Quasi mezzo miliardo di euro che, ad oggi, risulta essere uscito ingiustamente dalle tasche degli stranieri per finire ingiustamente, lo dicono le sentenze, nelle casse dello Stato. Quei numeri ora fanno tremare i polsi al governo e girare ulteriormente le scatole agli immigrati. Perchè è da quei numeri che si dovrà partire quando (e il momento è arrivato) bisognerà cominciare a parlare di rimborsi.

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Ako ay nagta-trabaho bilang colf ilang taon na sa aking employer. Nais ko ng magbitiw o mag-resign. Ano ang aking dapat gawin? Dapat ba akong magbigay ng komunikasyon sa Inps? Oktubre 25, 2016 - Ang mga colf at babysitters ay may karapatang lisanin ang kanilang trabaho ngunit kailangang sundin ang mga patakaran. Una sa lahat, ayon sa batas, ay kailangang ipaalam ang pagbibitiw sa pamamagitan ng abiso sa employer. Ang araw ng abiso ay nag-iiba batay sa haba ng panahon ng serbisyo at oras ng trabaho. Kung ang araw ng abiso ay hindi ibibigay sa employer ay kailangang ibigay sa employer ang halagang katumbas ng sahod para sa mga araw na dapat sana’y ipinag-trabaho ng colf sa employer. Ang Araw ng Abiso Para sa trabahong full time mula 25 hrs pataas per wk, ang colf ay kailangang magbigay ng 7 at kalahating araw na abiso. Ito ay nagiging 15 araw kung nagta-trabaho ng higit sa limang (5) taon sa parehong employer. Kung ang hrs per wk ay mas mababa naman sa 25 hrs, ang araw ng abiso ay nagiging walong (8) araw para sa trabahong wala pang dalawang (2) taon at nagiging labinlimang (15) araw kung ang trabaho ay higit sa dalawang (2) taon. Kung ang trabaho ay nagtapos dahil sa ‘giusta causa’ o tamang dahilan, halimbawa ang employer ay hindi nagbayad ng kontribusyon sa Inps o hindi nagbayad ng sahod, ang pagbibigay ng araw ng abiso ay hindi obligado. Sa katunayan, kung ang pagbibitiw ay dahil sa guista causa, dahil hindi na maaaring ipagpatuloy pa ang trabaho kahit na pansamantala lamang, ang worker ay may karapatan sa bayad-pinsala mula sa employer dahil sa kawalan ng abiso. Ipinapayo pa rin ang pagbibigay sa employer ng resignation letter o lettera di dimissione na nagpapahintulot, sa katunayan, ang maiwasan ang hindi pagkakaunawaan sa eksaktong petsa ng pagbibitiw at simula ng panahon ng abiso. Ang employer naman matapos na matanggap ang resignation letter, sa loob ng limang (5) araw mula sa petsa ng pag-alis sa trabaho ng colf ay kailangang gawin ang komunikasyon sa Inps. Ang Authentication Ang mga hakbang na obligadong gawin matapos ang pagbibitiw sa trabaho ay hindi dito nagtatapos. Sa katunayan, matapos ang pagpapatupad sa bagong panuntunan ng Fornero reform, ang resignation ay kailangang i-authenticate. Narito ang dalawang paraan: ang kasambahay ay kailangang ipa-authenticate ang resignation sa Direzione Territoriale del Lavoro sa Centro per l’Impiego at ibigay ang isang authenticated copy nito sa employer, o ang kasambahay ay gagawa at pipirmahan ang isang deklarasyon sa resibo ng comunicazione di cessazione del rapport di lavoro na ipinadala sa Inps. Kung ito ay hindi gagawin ng colf, sa loob ng 30 araw mula sa pagbibitiw, ang employer ay dapat magpadala ng isang paanyaya sa pamamagitan ng koreo (registered mail with return card) sa dating colf na gawin ang authentication sa pamamagitan ng mga paraang nabanggit sa itaas. Ang worker ay mayroong pitong (7) araw, mula sa pagpapadala ng paanyaya, upang gawin ang authentication. Mahalagang tundin ang nabanggit na proseso upang maiwasan ang mga hindi inaasahang malalang resulta nito. Kung ang employer ay hindi ipapa-authenticate ang resignation, ang resignation ay maaaring walang anumang bisa at samakatwid ang trabaho ay itinuturing na nagpapatuloy at mayroong legal na epekto ito. Kung ang colf naman, matapos ang paanyaya ng employer ay nanatilimg ipagsawalang bahala ito, ang resignation ay maituturing na balido.

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La Verità sugli Immigrati in Europa sopra tutto in Italia: Roma - 14 ottobre 2016 - Invasori, terroristi, ladri di lavoro, parassiti... Nei pensieri e negli insulti degli xenofobi, gliimmigrati vestono sempre le vesti più paurose. Ma come cambiare il racconto dell'immigrazione cancellando le bugie e presentando i fatti? È quello che hanno cercato di fare anche i Radicali Italiani la scorsa settimana, con un rapporto pieno di dati che dimostra come l'immigrazione faccia bene all'Italia e che contiene anche diverse proposte per governarla meglio. Ora, da un'idea di Emma Bonino, è nato un opuscoletto che smonta otto tra i peggiori luoghi comuni che riempiono le conversazioni da bar, le pagine dei giornali e le bocche di certi politici. "Tutto quello che sai sugli immigrati è falso", recita il titolo di questo "piccolo prontuario per un racconto (finalmente) veritiero sull’immigrazione". Qui di seguito, il testo integrale: "Siamo di fronte a un'invasione! FALSO. Nell’Unione Europea, su oltre 500 milioni di residenti di ogni età (510 milioni) nel 2015, solo il 7% è costituito da immigrati (35 milioni), mentre gli autoctoni sono la stragrande maggioranza (93%, pari a 473 milioni). La quota di stranieri varia notevolmente tra i paesi europei (il 10% in Spagna, il 9% in Germania, l’8% nel Regno Unito e in Italia, il 7% in Francia): è curioso, però, che ipaesi più ostili all’accoglienza degli immigrati sono quelli che ne hanno di meno: la Croazia, la Slovacchia e l’Ungheria, ad esempio, che ne hanno circa l’1%. In tutta l’Unione Europea, rispetto al 2008, i permessi di soggiorno per lavoro concessi a cittadini extracomunitari sonodiminuiti dell’8%: in Italia si registra una netta flessione da circa 512 mila ingressi del 2007 a 248 mila del 2014 (- 51,8%). Nello stesso periodo si registra un aumento significativo solo in Germania e in Francia. Ma non c'è lavoro neanche per gli italiani. Non possiamo accoglierli! FALSO. Per mantenere sostanzialmente inalterata la popolazione italiana dei 15-64enni nel prossimo decennio, visto che tra il 2015 e il 2025 gli italiani diminuiranno di 1,8 milioni, è invece necessario un aumento degli immigrati dicirca 1,6 milioni di persone: si tratta di un fabbisogno indispensabile per compensare la riduzione della popolazione italiana in età lavorativa causata dalla diminuzione delle nascite, per salvaguardare l’attuale forza di lavoro, per garantire l’attuale capacità produttiva del Paese e per rendere sostenibile il sistema previdenziale. Sì, ma questi ci rubano il lavoro! FALSO. In Italia gli immigrati hanno quasi sempre controbilanciato la flessione del numero degli italiani, e la modesta crescita complessiva della popolazione negli ultimi dieci anni (+4%) è stata resa possibile quasi esclusivamente dall’aumento del loro numero. Agli immigrati sono riservati solo i lavori non qualificati, in gran parte rifiutati dagli italiani: gli stranieri non riducono l’occupazione degli italiani, ma occupano progressivamente le posizioni meno qualificate abbandonate dagli autoctoni, soprattutto nei servizi alla persona, nelle costruzioni e in agricoltura: settori in cui il lavoro è prevalentemente manuale, più pesante, con remunerazioni modeste e con contratti non stabili. Dai dati più aggiornati del 2015, infatti, emerge che oltre un terzo degli immigrati svolge lavori non qualificati (36% contro il 9% degli italiani), quasi il 60% esegue mansioni mediamente qualificate (57% contro il 53% degli italiani) e solo il 7% esegue professioni altamente qualificate (contro il 37% degli italiani). Una quota maggiore di immigrati è occupata rispetto a quella degli italiani, ma i lorostipendi sono inferiori a quelli dei nativi e decrescono nel tempo: il 48% è a rischio povertà. Sarà, però ci tolgono risorse per il welfare FALSO. I costi complessivi dell'immigrazione, tra welfare e settore della sicurezza, sono inferiori al 2% della spesa pubblica. Dopodiché, gli stranieri sono soprattutto contribuenti: nel 2014 i loro contributi previdenziali hanno raggiunto quota 11 miliardi, e si può calcolare che equivalgono a 640mila pensioni italiane. Col particolare che i pensionati stranieri sono solo 100mila, mentre i pensionati totali oltre 16 milioni. Inoltre, il gettito IRPEF complessivo versato dagli immigrati (circa il 9% dei contribuenti) è pari quasi a 7 miliardi. L’apporto di lavoro degli stranieri è fondamentale per la creazione di valore aggiunto. Dal 1998 al 2007 il PIL totale italiano è salito del 14,4% in termini reali, ma senza gli stranieri sarebbe salito solo del 10,5%; nei successivi sette anni di crisi (2008-2015) il PIL complessivo è calato del 7,3%, ma sarebbe sceso ancora di più, cioè del 10,3%, senza i lavoratori immigrati. Comunque i rifugiati sono troppi, non c'è abbastanza spazio in Europa! FALSO. Dei 16 milioni complessivi, solo 1,3 milioni sono ospitati nei 28 paesi dell’Unione europea (8,3%), tra cui l’Italia (118 mila, pari allo 0,7%). I paesi che ospitano il maggior numero di rifugiati nel 2015 sono la Turchia (2,5 milioni), il Pakistan (1,6 milioni), il Libano (1,1 milioni) e la Giordania (664 mila). Gli arrivi complessivi per mare in Italia sono stati 170 mila nel 2014, 154 mila nel 2015 e nel 2016, fino a settembre, 121.000. Il numero, dunque, rimane stabile. Certo, e allora li ospitiamo negli alberghi... FALSO. I centri di accoglienza straordinaria (CAS) sono strutture temporanee cui il Ministero dell'interno ha fatto ricorso, a partire dal 2014, in considerazione dell'aumento del flusso: le prefetture, insieme alle Regioni e agli enti locali, cercano ulteriori posti di accoglienza nei singoli territori regionali, e quando non li trovano si rivolgono anche a strutture alberghiere o di altra natura. Si tratta di una gestione straordinaria ed emergenziale, spesso criticata in primo luogo da chi si occupa di asilo, perché improvvisata, in molti casi non conforme agli standard minimi di accoglienza e quindi inadatta ad attuare percorsi di autonomia. Quindi sono uno scandalo non gli alberghi, ma la mala gestione e l'assenza di servizi forniti in quei centri improvvisati. ...e diamo loro 35 euro al giorno per non fare niente! FALSO. Se si analizza il costo annuo medio per rifugiato (2015), il paese che spende di più è l’Olanda (24mila euro), seguita dal Belgio (19mila), dalla Finlandia (14mila) e dall’Italia (13mila), mentre quello che spende meno è il Regno Unito (2,5 mila euro). In Germania i richiedenti asilo possono ottenere un lavoro e ricevere una cifra che si aggira attorno ai 360 euro mensili. Nel Regno Unito ricevono un sussidio di 160 sterline al mese, con cifre in aggiunta nel caso di donne incinte o con figli minori. In Italia, nel 2014, sono stati spesi complessivamente per l'accoglienza 630 milioni di euro, e nel 2015 circa 1 miliardo e 162 milioni. Il costo medio per l’accoglienza di un richiedente asilo o rifugiato è di 35 euro al giorno (45 per i minori) che non finiscono in tasca ai migranti ma vengono erogati agli enti gestori dei centri, e servono a coprire le spese di gestione e manutenzione, ma anche a pagare lo stipendio degli operatori che ci lavorano. Della somma complessiva solo 2,5 euro in media, il cosiddetto “pocket money”, è la cifra che viene data ai migranti per le piccole spese quotidiane (dalle ricariche telefoniche alle sigarette). Sì, però i terroristi islamici stanno sfruttando i flussi migratori per fare attentati e conquistare l'Europa! FALSO. Limitando l’osservazione al terrorismo islamista, i primi 5 paesi con la maggiore quota di morti sono l’Afghanistan (25%), l’Iraq (24%), la Nigeria (23%), la Siria (12%), il Niger (4%) e la Somalia (3%). Le vittime dell’Europaoccidentale rappresentano una quota residuale, perfino inferiore all’1%. L`Italia è terra d'immigrazione con molti cristiani ortodossi: oltre 2 milioni tra ucraini, romeni, moldavi e altre nazionalità. Seguono circa 1 milione e 700mila persone di religione musulmana (compresi gli irregolari e minori), meno di un terzo del totale degli oltre 5 milioni di stranieri in Italia. In Europa solo il 5,8 per cento della popolazione è di religione islamica.

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Disoccupati, si al rinnovo del permesso di soggiorno in attesa di disoccupazione. Roma – 3 ottobre 2016 - Sono solo due paginette, ma danno nuove speranze a centinaia di migliaia di immigrati vittime della crisi economica, che rischiavano di rimanere senza permesso di soggiorno. Dopo il pressing dei sindacati, oggi il ministero dell’Interno ha inviato finalmente alla Questure chiarimenti fondamentali sui permessi per attesa occupazione, rilasciati a chi ha perso il posto di lavoro. Per la prima volta, oltre a sottolineare ripetutamente che al primo rilascio questi documenti devono avere una validità minima “non inferiore a un anno”, un (timido e) indiretto invito a farli durare di più, il ministero ha detto che alla scadenza quei permessi possono anche essere rinnovati. La legge, sottolinea una circolarediramata oggi dalla Direzione Immigrazione del dipartimento di Pubblica Sicurezza, “non ha posto limiti all’eventuale rinnovo”, che è quindi possibile anche “nelle annualità successive alla prima concessione”. È un’apertura fondamentale, perché finora quel tipo di permesso è stato una sorta di ultima spiaggia: a chi non trovava un nuovo lavoro entro un anno (per le Questure il tempo minimo è diventata la norma), veniva negato il rinnovo e quindi il diritto di restare in Italia. Le Questure, premette il ministero, devono valutare caso per caso, facendo attenzione ai legami familiari, al numero di anni passati in Italia e ad eventuali precedenti penali dell’immigrato. Devono quindi tenere presente il suo livello di “inclusione sociale”, cioè di integrazione. Questo presumibilmente potrebbe fare la differenza, ad esempio, sulla durata del permesso. La legge dice poi che per il rinnovo serve comunque un reddito minimo uguale a quello previsto per i ricongiungimenti, quindi pari almeno all’importo dell’assegno sociale (meno di seimila euro l’anno) aumentato della metà per ogni familiare. Per determinarlo, ricorda la circolare, “si potrà tenere conto anche del reddito annuo complessivo dei familiari conviventi con il richiedente”. Quindi, ad esempio, un disoccupato può rinnovare il permesso per attesa occupazione se ha una moglie che lavora. Infine, sempre riguardo all’accertamento del reddito minimo, il ministero ricorda una recente sentenza del Consiglio di Stato (qui trovate il testo e l’articolo che ne parla). Dice che le Questure non devono limitarsi a valutare quanto ha guadagnato un immigrato che ha appena trovato un nuovo lavoro, ma devono fare una previsione su quanto guadagnerà domani, basandosi su durata, orario e retribuzione previsti dal contratto di lavoro. Per cogliere l’enorme importanza di queste nuove indicazioni sui permessi di soggiorno per attesa occupazione, conviene dare un’occhiata all’ultimo rapporto sui "Migranti nel mercato del lavoro in Italia" pubblicato dal ministero del Lavoro, che nel 2015 ha contato 456 mila immigrati disoccupati. In particolare, tra gli extraue, c’era un tasso di disoccupazione del 16,7%, contro l’11,4% registrato tra gli italiani.

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Italiani senza Cittadinanza Roma – 30 settembre 2016 - Email e cartoline ai senatori perché si sveglino e cambino finalmente la legge sulla cittadinanza. È la prima mossa di un gruppo di figli di immigrati che hanno creato su Facebook la paginaItaliani senza cittadinanza e hanno deciso di rivolgersi in prima persona a chi, approvando la riforma, potrebbe cancellare quell’etichetta e “incidere concretamente sulla vita di migliaia di cittadini di questo Paese”. “Siamo giovani di diverse età, nati nelle città italiane o all'estero, ma tutti cresciuti nel Belpaese. Siamo tutti Italiani con una sola particolarità: non abbiamo un documento che lo possa testimoniare. Siamo figli di una patria che non ci riconosce” scrivono Chouaib, Marwa, Younes, Paula e gli altri agli inquilini di Palazzo Madama. “I più grandi tra noi vivono in Italia ininterrottamente da decenni; abbiamo frequentato la Scuola con i figli e figlie o nipoti di tutti voi Senatori e Senatrici; abbiamo gli stessi sogni, le stesse idee e le stesse aspirazioni dei nostri amici, compagni e compagne di banco e colleghi”. E se qualche senatore si chiedesse ancora “di dove sono” questi giovani, dovrebbe solo dare un’occhiata alle “cartoline cittadine” che gli Italiani senza cittadinanza hanno allegato alle mail. Scatti che li ritraggono da bambini o adolescenti nella loro italianissima quotidianità: Chouaib baby barista al primo anno di istituto alberghiero a Vittorio Veneto, Marwa col suo “vestitino verde speranza” in prima elementare a Reggio Emilia, Paula il suo primo giorno col “grembiule italiano” pronta ad andare nella sua nuova scuola a Roma, Younes quattordicenne al porto di Napoli insieme al compagno di banco: “Entrambi – racconta - ritenevamo che questa fossecasa nostra e qui il nostro futuro”. Ecco perché quando (quando?) ricomincerà la discussione sulla riforma della cittadinanza, “non si parlerà di problemi astratti, di miraggi lontani, di cifre, di numeri o statistiche. Si parlerà di Italia, di Italiani e Italiane, ossia anche delle nostre vite. Confidiamo che Lei – è l’appello che chiude la mail ai senatori - prenderà la scelta migliore per il Paese di tutti, grandi e piccini” . Per ribadire il concetto, il 13 ottobre (anniversario del voto sulla riforma alla Camera) gli Italiani senza cittadinanza organizzeranno un flash mob davanti a Palazzo Madama e alle Prefettura di diverse città italiane. Intanto continuano a raccogliere sulla loro pagina Fb "cartoline cittadine" inviate da seconde generazioni di tutta Italia. I senatori hanno comunque tempo per meditare, visto che per ora il disegno di legge 2092 “Disposizioni in materia di cittadinanza” resta nei cassetti. Anche la prossima settimana, nelle sedute del 4, 5 e 6 ottobre, la Commissione Affari Costituzionali del Senato si occuperà d’altro. La ripresa dei lavori auspicata dalla stessa relatrice è ancora una volta rinviata.

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Permesso di Soggiorno per Bambini-Quando presentata la richiesta? I genitori devono aggiornare il loro permesso? E se hanno la carta di soggiorno? Roma - 29 settembre 2016 - Unpermesso di soggiorno individuale per tutti i minori stranieri. È la novità entrata in vigore scorso 23 luglio tutti (qui i detttagli) insieme legge europea 2015-2016. Prima, invece, il documento veniva rilasciato solo a ragazzi e ragazze dai 14 anni in su, i più piccoli venivano semplicemente iscritti nel permesso dei genitori. Tanti i dubbi delle mamme e dei papà immigrati e di chi li aiuta a rinnovare i permessi di soggiorno. Alcuni di questi sono stati girati dal ministero dell'Interno dagli operatori della Rete dei Comuni aderenti al Programma dell'Anci, che qualche giorno fa ha pubblicato le risposte elaborate di concerto con il Viminale. Eccole: "1. nel caso in cui entrambi i genitori abbiano un permesso di soggiorno conscadenza ma in date diverse, al momento della scadenza del permesso di soggiorno del genitore 1, va fatta la richiesta di permesso individuale dei figli inseriti. In quel momento va anche effettuato l'aggiornamento del permesso del genitore 2 per rimuovere i figli dal medesimo? No, il genitore 2 attenderà la scadenza naturale del proprio titolo di soggiorno per effettuarne l'aggiornamento. 2. nel caso in cui il genitore 1 abbia un permesso con scadenza e il genitore 2 abbia il permesso di soggiorno UEsoggiornanti di lungo periodo (slp). Quando il genitore 1 chiede il rinnovo del titolo, anche l'altro dovrà procedere con l'aggiornamento del proprio permesso UE slp al fine di ottenere per i figli il permesso UE? È preferibile che il genitore con il permesso UE slp provveda all'aggiornamento in quanto titolare della condizione più favorevole anche per i figli. Il genitore con il permesso in scadenza provvederà alla scadenza naturale. 3. nel caso in cui entrambi i genitori abbiano il permesso di soggiorno UE soggiornanti di lungo periodo (slp), la richiesta di aggiornamento al fine di ottenere il permesso individuale per i figli minori deve essere presentata da entrambi i genitori o è sufficiente che aggiorni uno dei due? Allo scopo di munire il minore di un titolo di soggiorno autonomo è sufficiente l'aggiornamento di uno dei due genitori".

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